Oggi
vi parlerò degli incontri che si possono fare qui, e le opportunità
uniche ad essi legati. Un ospedale in fondo è una comunità a se,
fatta di malati certo, ma non solo. Ci sono tecnici, inservienti,
infermieri, e ovviamente i dottori.
Quando
si hanno malattie potenzialmente mortali, si cerca molto un legame
con chi ci sta intorno. Gli altri malati ad esempio, essendo simili a
noi ci spingono a confrontarci sugli effetti diretti della malattia e
delle cure. Con gli infermieri e medici cerchiamo sempre un conforto
nella loro esperienza, qualcosa che confermi ogni volta le nostre
possibilità di successo, e ove possibole anche rapporti quasi di
amicizia. Con gli inservienti e tecnici magari scambiamo qualche
parola, qualche battuta, qualche sorriso.
Ma
non è semplice qui... basta veramente molto poco affinchè la tua
giornata peggiori in maniera drastica. Il mio primo amico qui ricordo
ancora molto bene come si presentò a me, mi disse: “piacere, mi
rimangono sei mesi da vivere, e a te?”... Io risposi che avevo
intenzione di guarire dalla mia malattia, poi scoprii con mio grande
sollievo che quei famosi sei mesi erano fittizzi, nel senso, era quello
che gli rimaneva se avesse rifiutato le cure... se avessi dovuto
rispondere seguendo gli stessi parametri da lui utilizzati, avrei
risposto, per quanto mi riguarda un paio di settimane... peccato che non ho mai
pensato per un solo momento di rifiutare alcuna cura, anzi...
Ricordo
ancora bene la mia vicina di camera, una ragazza che veniva da una
terra stupenda, la Sicilia, non stava molto bene, ma anche io ero un
bel relitto quando misi piede qui per la prima volta... entrai nella
sua camera per conoscerla, per dirle di non mollare, che le cose si
sarebbero aggiustate... che era il momento di combattere... e lei ha
combattuto, ma non ce l'ha fatta, e con soli due anni in più di me
sulle spalle, si è spenta una decina di giorni dopo.
Vedete,
un reparto come il nostro, piccolo, un po' nascosto, è quasi come
una famiglia allargata. L'immagine a me ricorda il purgatorio
dantesco... siamo qui a soffrire è vero, ma quando uno di noi arriva
in cima, ce la fa, l'intero reparto esulta, e lui diventa un po' il
simbolo della nostra battaglia, la speranza che anche per noi sarà
così... Ma a differenza del purgatorio dantesco, si può anche
finire in basso... e anche quello ha un impatto su di noi, e ci
ricorda che quello che portiamo dentro, in fondo, può essere più
forte di ogni cosa.
Qui
ho imparato a godermi i contatti con le persone che mi circondano,
l'importanza di quelle gestualità quotidiane che in un posto come
questo sono spogliate da quella meccanicità, o se vogliamo
formalità, che avrebbero fuori...
A
conoscere persone meravigliose che dedicano la loro vita ad una lotta
che è stata spesso impari, ma che grazie alla ricerca, alla continua
dedizione, sia di migliaia di medici che di infermieri, ha portato a
rendere queste malattie trattatibili nella maggioranza dei casi, e
molti guariscono, più di quel che si crede... chissà che un domani
il famoso binomio cancro-morte non sia annulli.
E
comunque sia, vi dico una cosa, che forse vi stupirà... ma ho visto
molta più vita in un metro quadro di questo ospedale che in tutto il
mondo là fuori, perchè c'è chi si arrende, è vero, ma molti come
me alzano la testa, perchè a costo di essere preso per pazzo io ve
lo dico, per me questa malattia è stata un dono... perchè per
quanto grande possa essere la mia intelligenza quello che ho capito,
quello che ho visto, non ci sarei mai arivato, e ora mi sento vivo
come non mai. Non è quanto si vive, ma la qualità della propria
vita, frase fatta di certo, ma cosa vuol dire qualità della vita? Io
considero la qualità della mia vita in questo periodo estremamente
elevata, e pure proprio due giorni fa mi hanno forato il bacino per
prelevare del sangue dal midollo osseo, non vi dico il dolore, e due
ore dopo mi hanno fatto un iniezione nella colonna vertebrale, se non
erro tra terza e quarta vertebra... pure lì vi lascio immaginare il
divertimento... Le chemio, ieri quattro diverse, oggi due domani non
lo so, lo scopro di giorno in giorno... ma sono vivo, sono qui, ed è
molto più di quello che potevo dire due mesi fa dove onestamente,
non credevo nel profondo che sarei stato qui due mesi dopo. E sono
diverso, spero un pochino migliore, magari non di molto, quel che
basta a fare la differenza e a permettermi di allungare la mia mano
ai miei vicini per dare anche solo un decimo di quello che io qui ho
ricevuto. Perchè in fondo ognuno di noi combatte la sua battaglia,
ma al mio fianco sento una marea di persone che con le loro parole,
il loro sostegno, combattono con me, molti stanno leggendo queste
parole ora, quindi vi ringrazio e spero di poter ricambiare, magare
mostrarvi cosa vuol dire vedere come un malato senza esserlo...
credetemi, è molto meglio di quanto si possa credere... in fondo che
mi costa, per una volta, vedere il bicchiere mezzo pieno?
Today
I will speak about the meetings you can do in a place like this, the
hospital, and the opportunities you can have here. This is like a
small community, made by sick people,, yes, but not only. There are
technicians, attendants, nurses and, of course, doctors...
When
you have a potentially mortal disease, it's normal looking for a
contact with the people around you.
The
other sick people, we can share our experience, about the cancer and
the effects of the therapy. With nurses and doctors you can search
encouragement from their experience, something which cam confirm our
possibilities to recover, and where it is possible, a friendship.
With technicians and attendants just have an exchange, few words, a
smile...
But
here it's not simple. One small thing it's enough to change
dramatically and in a bad way your day. I remember when I met my
first friend here, he introduced himself to me saying: ”Nice to
meet you, I have six months to live, and you?” … actually I
answered that I thought to recover myself completely... then I
discovered that six months was the time for him in the case of
refusal of care. In my case the time could be a couple of weeks using
the same parameter, but actually I never thought a refusal.
At
the same time I remember very well the girl who stayed in the room
next to mine, she came from a beautiful land, Sicily, she was quite
bad, like me when I came in the hospital for the first time... I
entered in her room to meet her, to tell her don't give up, that
things could work properly, that it was the time to fight... and she
fought, but she did not succeed, and with a couple years more than me
on her shoulder, she died ten days later...
A
department like that one where I stay, small, hide, it's like a big
family.
The
image remember to me the Dante's Purgatory... we are here to suffer,
but when one of us finish his or her therapy, in the end, recovered,
all of us exults. He/She becomes an example for all of us, the symbol
that we have to follow, the hope for us. But there is a big
difference with Dante's Purgatory... we can fall down, and this
remember ourself, what we bring inside us, which in the end can be
stronger than us.
Here
I learned to enjoy deeply the contacts with the people around me, the
importance of the daily gestures, which in a place like this they
become true, and not just a mechanical gestures.
I
learned to know wonderful people who are dedicating their life in a
battle, often unequal, but thanks to the research, thousands of
doctors and nurses, allow us to treat these diseases, and recover,
more than you can think. Perhaps in the future the binomial
cancer-death will be deleted.
In
any case I want to say to you something that will amaze you...
because I saw much more life in a square meter of this hospital than
in all the word outside, someone gives up, but a lot of people like
me decide to raise the head... you probably consider me crazy for
what I am going to say, but this disease was a gift for me... because
I can be clever, a lot, but it was not enough to understand what I
get it, I never realized before, and I feel so alive, as never in my
life before probably. It's not important how much you live, but the
quality of the life, how many times did you hear this? A lot
probably... Nevertheless I consider the quality of my life now very
high, on the other hand two days ago they used a needle to pierce my
pelvis and take bone marrow... very painful and after two hours they
used another needle between my third and fourth vertebra, you can
imagine how funny was everything... the chemotherapy, yesterday
fourth different drugs, today two, tomorrow, honestly I don't know...
tomorrow I will discover it, but I am here still here, and this is
much more I could tell two months ago. I did not believe in this
results two months ago... and I am different, a little bit better I
hope, not a lot probably, but enough to make the difference, to give
my hand to my neighbours, and give them tenth part of what I received
here. In the end everybody fight alone his battle, but at my side I
feel a lot of people, with their words, support, they fight with me.
A lot of them are reading my words now, so thank you for what you are
doing, I hope to give the favour back, perhaps allow you to see
through my eye without to be sick... trust me, it's better than you
believe... in the end, what is the price, for one time, to see the
half full part of the glass?